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274 CAPO XIV.

fievoliti dal molle clima, non facessero nè troppa, ne lunga resistenza agli stranieri. Giustissimamente dice Strabone, che la bontà de’ luoghi fu causa di quelle frequenti mutazioni di stato, che imposero agli abitatori una costante servitù1. Poichè pur troppo i paesi molto fertili, quasi stampino a se conforme la natura in chi v’abita, generano dipendenza, da che smarrita negli agi l’idea del valore si trovan gli uomini insufficienti, ed inabili a contrastare al forte assalitore. Cuma bensì era tenuta, come dice il geografo2, per la più antica colonia greca dell’Italia e di Sicilia; ma non si può far conto della data inesatta che abbiamo nella cronaca d’Eusebio3, evidentemente troppo alta, a fronte delle più certe fondazioni elleniche. In ogni modo però l’origine di Cuma si dee aver sempre per antichissima: e dal racconto mirabile che correva in Grecia della navigazione di Ippocle e di Megastene suoi fondatori si comprende altresì, che dessi solcavano mari ignoti ed inusitati. È anche possibile, che la venuta degli Eubei in Opicia fosse contemporanea della invasione degli Etruschi, o non molto lontana da quella, perocchè entrambi occuparono luoghi e terre diverse: gli uni con

  1. Καὶ γὰρ ἄλλως δεσποτικῶς ἄρχεσθαι μεμαθηκότες, ταχὺ ὑπούργουν τοῖς προσάγμασι. Strabo v. p. 172.
  2. Κύμη... παλαιότατον κτίσμα πασῶν γὰρ ἐστι πρεσβυτάτη τῶν τε Σικελικῶν, καὶ τῶν Ἰταλιωτὶδων Strabo v. p. 168.
  3. Chronic. ii. p. 100 ed. Scaliger. cioè 1050 anni A. C. o in quel torno.