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304 CAPO XV.


Si reggevano i Lucani, non meno che i Bruzzi, a stato libero: in guerra eleggevansi un capo1, che al comando militare univa il governo civile. Ciascuna città aveva in oltre sue proprie leggi e propri rettori chiamati Meddix e Praefucus, secondo che portava il loro ufizio: titoli di maggiore e minore dignità, che i magistrati conservarono ancor sotto il dominio romano, come mostra la mentovata tavola di Banzia dettata in un dialetto particolare di Lucania, benchè scritta in caratteri latini2. Monumento raro che di più ne dà a conoscere in qual modo, circa l’anno 600, la materna lingua osca avesse già preso in queste parti tale sintassi, che partecipa ugualmente del greco, del latino e dell’osco. Se tuttavolta la cultura greca s’introdusse quivi in qualche parte, e se talun uomo lucano intese veramente ad erudirsi, come si dice, nella filosofia pitagorica, il corpo della nazione rimase però sempre, simile a’ progenitori suoi, un popolo di pastori e d’addurati guerrieri. Poichè tutta Lucania e Bruzzia regione lautissima per la pastura3 abbondava d’ogni qualità bestiame e di nobili lane4: dovizie eterne, che natura non cessa di concedere liberalmente a queste fortunate contrade.

  1. Strabo. vi. p. 175.
  2. meddis: med, dixud: meddixud: più volte; e praefucus: Praefectus. Guarini. l. c. in tabul. Oppid. Lexic.
  3. Lucana pascua. Horat. Epod. i. 28. et Calpurn. Eclog. ult. v. 17. omnia Lucanae donet pecuaria silvae.
  4. Nobiles pecuariae in Brutiis habentur. Varro r. r. ii. 1.