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CAPO XXII. 109

scettrato e armato di folgore nella sinistra1. Questi però, come Cicerone fa dire allo stoico Balbo, non era già quel Padre Libero, che gli antichi coltivavano, e la cui essenza non poteva comprendersi fuorchè pe’ soli misteri2. Or dunque sembra certo che sotto quei differenti aspetti gli Etruschi facessero primieramente di Tinia una forma particolare della suprema intelligenza demiurgica, e un simbolo primario delle universali forze generative, e dei poteri di natura, quasi come si concepiva Osiride stesso nella mitologia degli Egizj3. Ma più che altro nei nostri monumenti, per la massima parte di specie sepolcrali, siam d’avviso che Tinia, o Bacco, siavi comunemente identificato col dio malo, signore dell’emisfero inferiore, o altrimenti Plutone e Orco, uno dei tanti epiteti che ottimamente si convenivano a quel dio grandissimo e moltiforme, anco per etrusca fede4. Poichè non tanto ei generava e distruggeva a un tempo la vita, come principio di potenza attiva e passiva, ma per eccellenza di virtù col dar morte recava l’uomo a vita novella. Enimmatico concetto di quella sublime forza

  1. Vedi Dempster. Etrur reg. T. i. tav. iii.
  2. Non eum quem nostri majores auguste sancteque Liberum cum Cerere et Libera consecraverunt: quod quale sit, ex mysteriis intelligi potest. (de nat. Deor. iii. 24.). Secondo Varrone Liber Pater, era lo spirito fecondatore propizio alla generazione dei maschi: Libera delle femmine. Ap. August. de Civ. dei. vi. 9. 1.
  3. Diodor. i. 15., iv. 1.
  4. Gellio, v. 12.; Martian. Capell. ii. 7. 9.