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116 CAPO XVIII.

demonologia, posta così da per tutto con immagini sotto il visivo senso degli uomini. E bisogna bene che coteste forme chimeriche facessero gran forza negli animi della moltitudine, dappoichè si ritrovano effigiate in ogni qualità di monumenti nostrali: nè solamente in sculture, pitture, e vasellami ad uso di sepolcri, ma sì ancora nelle suppellettili sacre e domestiche, ed in molto numero di cose che si portavano addosso, come anelli, fibule e scarabei, quasi che il lor figuramento avesse virtù medicatrice de’ mali1. Anzi, siccome avviene pur sempre delle opinioni più popolari e tenaci, questa fede nei demoni fu l’ultima a perdersi. Tanto che, sebbene in processo di tempo si fosse alterata la credenza pubblica, e per altre sorti civili annullato affatto il potere sacerdotale, pur non ostante vediamo continuata in Etruria la demonologia sino al secondo o terzo secolo dell’era volgare. Ne fan pruova certissima non poche urne sepolcrali volterrane, che paiono di quella bassa età, e in cui ravvisiamo figurata la dottrina stessa dei buoni e cattivi demoni: ma sotto forme e sembianze differentissime. Perchè diversamente procedendo gli artefici etruschi, da che introdussero nuovo stile nell’arte per buona imitazione di maniere greche, non più davano alla figurazione dei simboli certe fazioni mostruose e strane, come portava l’antico costume, ma sì bene effigie e fattezze umane. Laonde sopra ogni

  1. Vedi tav. xlvi. cxvii.