Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. II.djvu/167

Da Wikisource.

CAPO XXII. 161

anche questi numi adottivi spirano un certo sembiante della domestica religione, e scrupolosa osservanza del costume sacro. Apollo e Bacco vi compariscono insigniti di certe decorazioni tutte proprie dell’Etruria: il Giove omerico vi tien lo scettro quale si dava per insegna sovrana ai Lucumoni, o vi stringe fulmini alati, capo speciale di superstizione tosca1: così Minerva e Giunone, con altre deità maggiori, hanno l’ali al dosso. Tanto veramente la dottrina antica lasciava dietro a se, come tutte l’opinioni che si ritirano, tracce profonde della sua esistenza in quelle medesime credenze che la superavano, e che indi in avanti ottennero più popolar favore.

Ma più che altro intorno a questi tempi degenerarono in Etruria dal primo instituto il culto od i misteri di Bacco. Era questi sotto nome di Tinia una de’ grandi e più potenti iddii2. I suoi misteri ordinati da prima con santità religiosa, eran non solo sacrosanti agli iniziati in questa vita terrena, ma promettitori d’infiniti beni nella futura. Le feste e cerimonie esterne, colle quali s’onorava Bacco in Etruria, di poco differivano da quelle che Melampo trasportò dall’Egitto in Grecia3. Una particolare specie di monumenti vetusti recentemente venuti in luce, e al tutto nostrali, ci mostrano qual era tra noi l’apparato di tali feste e delle sacre processioni giusta il

  1. Sil. viii. 4-8.
  2. Vedi sopra p. 108.
  3. Herodt. ii. 49