coll’egizia teosofia. Nè ciò poteva non manifestarsi altrimenti: dacchè i sacerdoti etruschi con pari sagacità avevano ristretto in un solo sistema filosofico tutto quel che appresero di tempo in tempo ne’ santuari, e nelle scuole straniere, dove frequentavano i savi. Or dunque i loro maestri in divinità ponevano qual prima causa un sommo ente innominabile d’infinita potenza, principe e massimo iddio, sovrano creatore, custode e rettore dell’universo1. Erasi questa per esso loro la suprema intelligenza demiurgica, il principio attivo, da cui emanava la materia primordiale, o il principio passivo: entrambi anima universale del mondo. Quindi è che i sacerdoti dicean convenirsi ugualmente a questa prima causa l’essere di fato, di provvidenza, di natura e di mondo: concetto filosoficamente compendiato in quella loro sentenza, che tutto ciò si vede fosse iddio, disseminato intero nelle sue parti, a se medesimo sufficiente, e alto a sostenersi per la sua propria forza2. Questo primo domma d’una sola e unica sostanza infinitamente modificata nell’universo; o altrimenti, che il mondo era dio; si trova alla volta non pure insegnato per le dottrine degli Indiani3, ma sì ancora nelle altre scuole orientali ed egizie. Quivi, dov’ebbe origine, presso che univer-
- ↑ V. sopra p. 101.
- ↑ Ipse enim est, quod vides, totus suis partibus inditus, et se sustinens vi sua. Senec. Quæst. nat. ii. 45.
- ↑ V. Bhagavata Gita, id est, Θεσπέσιον Μέλος. cap. ix. xi, ed. Schlegel.