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204 CAPO XXIV.

genti1; lo che non disdice alle molte dovizie loro. Ma di troppo e la gola, e la lussuria, e l’intemperanza dei Toschi, chiamati pingui per frizzante concetto2, furono esagerate dagli scrittori: e non senza malignità Timeo ad infamare i Sibariti diceva, ch’ei si davano vanto d’imitare a casa nel vivere voluttuoso i Tirreni e gli Ionj; superando così in ogni genere di delizia non solo tutti i Greci insieme, ma tutti i Barbari3. Pure Virgilio, quasi con voce d’istorico, conferma la divolgata fama delle inveterate licenze toscane4. Perchè di vero eccessivo nella maggior fortuna era stato il lusso, e il viver lauto della gente etrusca, sì nella città, che in campo sotto l’arme5. La qual cosa è tanto maggiormente notabile, quanto che nella medesima età, ed a fronte di coteste mollezze nostrali, altri popoli indurati dormivano sul

  1. Posidon. ap. Athen. iv. 12.; Diodor. v. 40.
  2. Obesus Etruscus. Catull. 37. 2.; Pinguis Tyrrhenus. Virgil. Georg. ii. 193.
  3. Diodor. viii. fragm. p. 33. ed. Bipont.; Athen. xii. 3. ex Timaeo.
  4. At non in Venerem segnes, nocturnaque bella,
    Aut, ubi curva choros indixit tibia Bacchi,
    Exspectare dapes, et plenae pocula mensae.

    Virgil. xi. 735. conf. Theopomp. ap. Athen. xii. 3.

  5. Ἀβροδίαιτον γὰρ δὴ καὶ πολυτελὲς τὸ τῶν Τυῤῥηνῶν ἔθνος ἦν, οἴκοι τε καὶ ἐπὶ στρατοπέδου, ὑπεραγάμενον ἔξω τῶν ἀναγκαίων πλούτου τε καὶ τὲχνης ἔργα παντοῖα πρὸς ἡδονὰς μεμηχανημένα καὶ τρυφάς. Dionys. ix. 16.