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214 CAPO XXIV.

in casa loro pubbliche corse di giovani armati e di cocchi1.

Uno de’ grandi principj d’umanità, e insieme uno de’ costumi più potenti, e più generalmente rispettati, si era la religione de’ sepolcri, che per riti sacri, e per misteri, perpetuava la memoria de’ padri e la pietà nelle famiglie. Questa pietosa sollecita cura che prestava ciascuno alle spoglie mortali de’ suoi, predestinate a viva immortalità occupava l’animo dell’uomo tanto più fortemente, quanto egli era più ubbidiente e arrendevole a religione. La considerazione del suo bel passaggio era il massimo pensiero del vivente in questa vita terrena. Da ciò quel grande studio che poneva ogni uno a preparare sua sedia: dimora eterna di giustizia e di verità, dicono gli Egizj2. Non havvi parte dell’antico suolo dell’Etruria dove non si rinvenghino in grandissimo numero sepolcri; ma questi stessi monumenti ora semplici, ora sontuosi, e soprattutto variatissimi in fra loro di qualità, di materia, di forma, danno principalmente al filosofo una netta idea, così della grande inegualianza delle fortune, come del progresso dell’arti paesane. Sono dessi per lo più scavati in fila nelle rupi, e sempre al di fuori dell’abitato: una o più stanze fatte a volta ora piana, ora a botte, formano l’oscuro e cavo sepolcro: tavolta nudi affatto

  1. Vedi i Monum. tav. lxi.; Becchetti, Bassi rilievi volsci. tav. iii. iv.
  2. Così nelle loro stele, e nelle tavole o scene del giudizio in moltissimi papiri.