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CAPO XXV. 231

gure ritrovasi primieramente uno stesso tipo convenzionale privo affatto di venustà e leggiadria.

L’epoca dell’arte etrusca più degna di considerazione si è quella che diede principio e progresso a un nuovo stile, propriamente chiamato toscanico1. In questo stile tutto metodico si ritrova pur sempre una qualche traccia del tipo egizio: cioè una maniera dura, secca e tesa, quale la ravvisava Quintiliano2, e quale apparisce ancora in opere dell’arte3. Tanto che bene e veracemente dice Strabone, il quale viaggiò così in Etruria, come in Egitto, rassomigliarsi le sculture toscaniche all’egizie e greche antiche4. Se avessimo statue grandi, come quelle d’Egina, potremmo più adequatamente comparare l’uno e l’altro stile vetusto; ma non crediamo troppo dilungarci dal vero presupponendo, che il far della scuola eginetica rigido, secco e diligente, ma non senza grandezza, si rassomigliasse molto al far etrusco. In ambedue sono quei pregi e difetti, che caratterizzano la scultura greca, prima che Fidia avesse dato per legge d’arte alle sue immagini quel bello, ch’ei trasse mirabilmente dai concetti d’Omero. Se non che qualvolta gli artefici con tal sistema puramente metodico intendevano

  1. Tuscanicus: onde trattandosi d’opere d’arte dicevasi con proprietà signa et opera tuscanica.
  2. Duriora, et Tuscanicis proxima Callon, atque Hegesias fecere. xii. 10.
  3. Vedi tav. xxxviii. xxxix. e più altre.
  4. Strabo xvii. p. 554.