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244 CAPO XXV.

bellissimi intagli di Tideo curvato e in atto di trarsi un giavellotto dalla gamba, entrambi d’esimio lavoro1: nè meno eccellenti per insuperabil verità d’espressione, e per finezza d’intaglio, vogliono stimarsi alcuni altri scarabei inediti, che ora pubblichiamo a maggior dimostranza della mirabil cura degli artisti in queste sculture d’incavo, dove pur si richiedono uguali principi di buon disegno per far bene in piccolo, come in grande2. Per la desinenza tosca che hanno tutte volte in queste gemme i nomi greci degli eroi3, è manifesto che tali quali vivevano coteste voci nella bocca del popolo; ma non sempre in monumenti istoriati a greca mitologia appaiono le divolgate favole conformi a’ poemi greci: correvano anzi per l’Etruria particolari tradizioni differenti dalle storie omeriche: tal era quella, che Ulisse fosse sonnacchioso4.

A quest’epoca secondaria dell’arte s’addicono, al nostro parere, anche le pitture dei sepolcri di Tarquinia e di Chiusi. Era senza dubbio antichissima la pittura in Italia: ne facean fede i dipinti d’Ardea e

  1. Vedi i monum. dell’Italia ec. tav. liv. 1.; Winckelmann, Mon. ined. 106.
  2. Vedi tav. cxvi. cxvii.
  3. Tute, Pele, Achele, These, Hercle ec.: consueta terminazione in retto di mascolini.
  4. Plutarch. de audiendis poetis. T. ii. p. 27. Nanu, cioè vagabondo in suo linguaggio, chiamavano essi l’eroe. Jsacius in Tzetz. ad Lycophr. 1244.