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258 CAPO XXV.

gli artisti qua, come altrove, conducevano il lavoro delle argille con i metodi stessi, e giusta un ordine stabilito d’idee. Tanto copioso numero di vasi che tutto dì occorrevano pe’ mortori, e che si van ritrovando per tutta Etruria in etruschi sepolcri, che han titoli e nomi di orrevoli famiglie paesane1, non possono di certo esser venuti di fuori unicamente. Cresciuta la pompa dei funerali, secondo che portava la dignità, la ricchezza, e il numero degli attenenti dell’estinto; ampliatosi il lusso delle libazioni, dei donativi, e de’ conviti funebri a tal segno, che in uno stesso sepolcro si rinvengono alle volte sino a venti o più vasi differenti; vagheggiavano i facoltosi con naturalissima bramosia le più belle stoviglie forestiere delle fabbriche di Corinto e della Sicilia, o pure dell’industria nolana e attica, che superavano in venustà tutte le altre: ecco perchè di fatto vasi di queste scuole aliene si ritrovano mescolati con altri molti vasi indubitatamente nostrali, e di manifatture locali. Il paragone, e la molta esperienza decidono di queste differenze di fazione meglio che il ragionamento. Alcune copie accurate, che pongo a bella posta sotto gli occhi del lettore, agevoleranno tuttavia a ben giudicare. Primi per antichità, e per ispeciale artificio di disegno, sono senza dubbio certi vasi di stile vetusto rigido e secco, dove le figure stan collocate ritte

  1. Tali sono nella sola Vulci con leggende etrusche la Minucia, l’Annia, l’Aruntia o Aruntilia, la Velia ec: gentilizj che si ritrovano tutti in altre iscrizioni dell’Etruria centrale.