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CAPO XXVII. 285

mente i Vestini, Peligni e Marsi1. Con pari destrezza pugnavano le squadre de’ fonditori Ernici, ora vibrando insieme due dardi, ora scagliando ghiande di piombo2. Quest’arme usitatissima atta ugualmente per la sua forma a ferire ed uccidere, lanciavasi da lontano con la fromba, ordigno formato di striscie di cuoio, di piccole corde, quale si vede adoperato tutt’ora con bravura dai pastori di questi luoghi, sia per richiamare all’armento gli animali che ne deviano, sia per colpire gli uccelli e farli cadere a terra. Spesso ancora il saettame di piombo portava iscritto o il numero della legione, o il nome stesso del popolo che lo scagliava, quasi invettiva o provocazione marziale3: nè già per esser dessi di razza pelasga, come sognava Igino4, tenevano gli Ernici nuda la gamba sinistra, e la destra coperta d’un calzare di cuoio5, ma solo perchè in battaglia la sinistra veniva difesa dallo scudo, di che dà ragione Vegezio6. Altre genti

  1. Enn. Fragm. pag. 150.; Sisenna ap. Macrob. Sat. vi. 4.; Horat. ii. od. xx. 17.; Silius viii. 523-524.
    Μαρσῶν θοὰ φῦλα. Dionys. Perieg. 376.; Eustath. ad h. l.
  2. ... pars maxuma glandes
    Liventis plumbi spargit; pars spicula gestat
    Bina manu.

    Virg. vii. 686.; Dionys. viii. 65.
  3. Vedi tav. cxiii. 11. 12.
  4. Ap. Macrob. Sat. v. 18.
  5. . . . . . vestigia nuda sinistri
    Instituere pedis; crudus tegit altera pero.

    Virgil. vii. 689.
  6. De re milit. i. 20.