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36 CAPO XX.

popolo indigeno, e li più antichi abitatori o cultori dell’isola: alla quale opinione positivamente consente anche Diodoro1. E nel vero i costumi stessi de’ Sicani sparsi per campagne in buona parte incolte, infamati per ladroneggi, e senza stato fermo2, ben manifestano un popolo nativo, mantenutosi lungo tempo nel primitivo essere di vita sociale. Niente più civili han dovuto ritrovarsi i Sicani allora quando sopravvennero in moltitudine i Siculi dall’Italia, ed occuparono grandissima parte de’ luoghi che tenevano i Sicani, respingendo indentro con la forza del numero costoro al lato occidentale e meridionale dell’isola. Importantissimo evento, già narrato di sopra distesamente, per cui si formaron nuove correlazioni, parentele, e commerci tra Italia e Sicilia, così appellata quindi innanzi col nome de’ suoi più potenti dominatori3. Non per tanto dimesticatisi in progresso di tempo Sicani e Siculi, si ristrinsero ambedue quasi come se fossero un popol solo: e giustamente son dessi quei barbari siciliani abitanti l’interno dell’isola, non pure parlanti un dialetto speciale ma in ogni età distinti, per la razza loro diversa, sì dai coloni fenici e cartaginesi, come dai greci. Senza parlare degli Elimi, che si reputavano per solito vanto troiani qua venuti in fuggendo gli Achivi, e dimoranti in Erice, Egesta ed Entella.

  1. v. 6.
  2. Diodor., v. 6.
  3. Vedi Tom i. p. 70.