Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. II.djvu/83

Da Wikisource.

CAPO XXI. 77

governo teocratico in moltissimi statuti e nel costume: ed il loro spirito, come si vede, penetrò molto indentro anche nelle prime costituzioni di Roma. Qua e là ugualmente mirava l’aristocrazia a infrenare per tutte vie e maniere la moltitudine: mai nessun movimento a pro della democrazia non s’appalesò in Etruria troppo fortemente contenuta dal sacerdozio: nè tampoco v’avrebbe potuto profittare a fronte delle astute sue arti divinatorie: onde francamente può dirsi che la nazione ubbidiente sì ed osservante, ma impedita ne’ suoi civili progressi, non aveva mezzi propri d’avanzarsi libera a quel grado di forza e di superiorità in cui poteva salire. Ciò non ostante la lunga prosperità dell’Etruria intera, la facile esecuzione delle leggi, l’obbedienza ai magistrati, la quiete interna, son pruove manifeste, che il governo non v’era tirannicamente usato.

La potente Capua, dapprima etrusca, indi sannite o campana fino dall’anno 331, era retta ugualmente da un sommo magistrato, un senato, e una plebe. E sì questa, come i patrizj, a distinzione de’ due ordini, aveano nella città separato Foro civile per trattarvi le cause del pubblico1. Nola, Calazia, Atella ed ogni altra città libera della Campania, si governavano nell’istessa forma durante ancora la seconda guerra punica. Presso di loro il supremo capo elettivo si chiamava Meddix Tuticus; titolo di magistratura propria-

  1. Valer. Max. ix. 5. 4. ext.