Pagina:Storia dei fatti de Langobardi - vol 1.djvu/146

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libro iii. capo xi. 151

chè governasse il palazzo e tutte le provincie1: uomo giusto, utile, valoroso, savio, caritatevole, equo nel giudicare, chiaro nelle vittorie, e, quello che a tutte le prefate cose prevale, veracemente cristiano. Avvenne, che dispensando egli ai poverelli gran parte di quei tesori, che Giustino avea ac-

    troverà la ragione per cui la seconda maniera lasci una più viva e più profonda impressione. Ecco le parole di Giustino a Tiberio: Vedi quest’abito imperiale, e questa dignità? Non io, ma Dio le li ha dati. Onora tua madre, che finora fu tua padrona. Ricordati che prima le fosti servo, ed ora le sei figliuolo. Non rallegrarti mai dello sparso sangue; e bada di non rendere male per male. Guardati da imitar me nel prendere inimicizie. Come uomo in ciò io ho peccato, e come peccatore ho portata la pena de’ miei trascorsi. Coloro però che mi hanno fatto commettere questi mali compariranno dinanzi al tribunale di Dio. Non ti insuperbire, come io una volta faceva, di questo abito. Abbi tanta cura de tuoi sudditi, quanta n’hai di te stesso. E ricordati bene chi tu fosti prima, e chi sei di presente. Tutti questi ti sono ben servi; mu trattali da figliuoli. Ti sieno a cuore le milizie, ma non le amar troppo: so per prova quello che io dico. Lascia, che ognuno goda de’ proprj beni, e verso i poveri fatti conoscere liberale.

  1. I Governatori del Palazzo (Curaepalatii) erano poco meno che re di fatto. Di essi Corippo, De Laudib. Justini lib. 1.
         Cum magni regeres divina palatia patris
         Par extans curis, solo diademate dispar,
         Ordine pro rerum vocitatus cura palalii.