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di radergli la barba1, secondo il costume, e di adottarlo per figlio, lo stesso Tasone non sospettando d’alcun inganno se n’andò al predetto Gregorio con suo fratello Cacone, e con un drappello di scelti giovani. Ma appena entrato in Opitergio Tasone co’ suoi, il Patrizio fece serrare le porte, e mandò una mano di armati addosso a Tasone e ai compagni. Di che accortisi Tasone ed i suoi, si atteggiarono coraggiosamente al conflitto, e datosi a vicenda l’ultimo addio di pace, dispersi qua e là per tutte le piazze, trucidarono tutti quanti hanno potuto incontrare, e finalmente fatto dei Romani un grande macello, essi medesimi restarono morti. Ma Gregorio patrizio, in osservanza del giuramento, si fece recare la testa di Tasone; poi cotesto spergiuro gli rase la barba, siccome aveva promesso2.

  1. Adriano Valesio nelle note al Berengario spiega diffusamente questo rito di radere ai giovanelli la prima volta la barba; che praticavasi eziandio dagli antichi cristiani. I parenti e gli amici conducevano in chiesa il giovinetto, dove era raso per mano del sacerdote ed anco del vescovo, i quali intanto recitavano un’allusiva orazione. I grandi poi sceglievano qualche personaggio di alta dignità per lo stesso uffizio; onde intendevasi che colui il quale recideva la prima barba ad un giovane, lo prendesse per figlio adottivo (Script. Rer. Ital. ibid. p. 468.).
  2. Racconta Fredegario diversamente questo fatto,