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libro iv. capo xlv. | 247 |
sendo venuto a Ravenna per andare a Ticino, ivi per malignità de’ Romani gli fu data una tale bevanda che gli fece voltare il cervello; di modo che da quel tempo in poi non ebbe più intero e sano il giudizio. Approssimandosi adunque il duca Arichi, padre di Ajone (di cui ora abbiamo parlato) già carico d’anni all’ultimo giorno, e vedendo che il suo figliuolo non era in buon sentimento, raccomandò Radoaldo e Grimoaldo, omai nel fiore di giovinezza, come propri figliuolj, ai Langobardi che ivi eran presenti, loro dicendo, ch’eglino meglio di suo figlio Ajone gli avrebbero governati1.
- ↑ Camillo Peregrino si oppone con varie osservazioni a questo capitolo del nostro autore. Ma il Muratori (Annal. ibid. pag. 89.) va dietro alla narrazione di Paolo, tanto più che la mentecataggine di Ajone e l’adozione di Grimoaldo e di Radoaldo erano sostenute dalla comune credenza. Conchiude anzi il lodato Muratori dalle parole colle quali Arichi raccomanda i due giovani ai Longobardi; esser questo un segno che l’elezion di que’ duchi dipendeva dal popolo, e la conferma del re dai medesimi Longobardi.
Rege, procedente Divina potentia adjuti sunt anno septuagesimo sexto feliciter.