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52 dei fatti de’ langobardi

non si potrebbe trovare la simile. Il detto principe era di fede cattolica, retto nelle azioni, giusto ne’ suoi giudizj, e perciò tutte le cose a lui riescivano in bene1. A’ suoi

  1. Paolo non era gran critico, e perciò guardò sotto un solo aspetto la storia di questo principe. Lasciando da parte Procopio, che fu stimolato a scrivere dall’odio profondo che nutriva contro di lui, noi troviamo anco negli altri storici alcuni fatti, dai quali si può comporre il vero ritratto morale di Giustiniano. Il Muratori, scrittore di infallibil giudizio e di fede angelica, narrando la morte del detto imperatore, aggiunge una conchiusione poco onorevole per la sua fama (ibid. p. 483). Su tali testimonianze io ho tentato di delinearne in brevi tratti il carattere.
    Le azioni di Giustiniano dimostrano invero un vastissimo ingegno e di cose straordinarie sempre bramoso; ma in fine i fondamenti del suo operare non erano che prepotenza d’ambizione ed inflessibile pertinacia di volontà. A questi principj devono riferirsi tanto i fatti gloriosi, quanto le memorie infelici del regno suo. La riforma dell’antica giurisprudenza, e le vittorie de’ suoi eserciti sono beni reali apportati al mondo: nè poco gli deve la posterità per aver tratto dall’Indie i vermi da seta, fonte d’immensi tesori; ma a traverso di tanta gloria si scorge l’intenzione del capo dell’impero, che operava non per lo Stato; ma soltanto per Giustiniano. Valevasi dei talenti degli uomini grandi allo stesso modo che delle sostanze dei sudditi; cioè come di cosa propria. Alcune fra le stesse leggi da lui ordinate portano l’impronta di sua natura, di maniera che la temperanza e la castità, virtù che cotanto onorano la vita di lui, nelle pene da esso imposte ai vizj contrarj compariscono quasi con nota di crudeltà. Belisario, stromen-