Pagina:Storia del Collegio Cicognini di Prato.djvu/33

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vista e tutela, i candidati al sacerdozio, e di far apprender loro la lettera e lo spirito delle divine scritture. Ma queste scuole, che si apersero, e recarono talvolta buoni frutti, come per esempio a Montecassino, a Milano, e in altri monasteri o sedi episcopali, si limitavano all’istruzione di pochi adolescenti, i quali erano avviati al chiericato; laonde fu detto chierico chiunque sapesse scrivere o almen leggere; essendo rimasta l’universalità, non dico del popolo ma dei signori, affatto ignara di ogni principio di lettere, e incapace di segnare perfino il proprio nome.

Di tal passo andarono le cose della pubblica educazione per lunghi secoli: e nessuno rovistando nelle storie dei popoli italiani, o leggendo le biografie dei nostri uomini celebri, troverà giammai che principe o republica abbia fondati Collegi, quali abbiamo al giorno d’oggi; e che alcun personaggio siasi istruito altrimenti, che o in qualche rara scuola pubblica, o presso un convento, o sotto la scorta di maestri particolari. Del resto anche quel po’ di istruzione che faceva capo all’aperto, era impartita da preti e da frati; e sempre cadeva sotto la immediata vigilanza e giurisdizione dell’autorità ecclesiastica; non solo in Italia ma fuori d’Italia, e fino ai tempi della Riforma religiosa e del Concilio di Trento.

III. Avendo i vescovi compresa la importanza e utilità della deliberazione della Sinodo ecumenica, che in ogni Diocesi venisse instaurato qualche Seminario, dove si raccogliesse e ammaestrasse il Clero in preparazione;