Pagina:Storia del Collegio Cicognini di Prato.djvu/44

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Collegio successori, dando facoltà libera al predetto Padre superiore di erogare detta sua asse ereditaria in tutto o in parte nella fabbrica di detto Collegio, avendo in mente il signor testatore di ampliare ed accrescere al medesimo le prerogative, pregando la bontà del Padre reverendissimo Generale dei Gesuiti a procurare di tener maggior numero di Padri in detto Collegio che sia possibile, acciò che sempre più resti accresciuto il suo splendore e decoro.»

Parmi adunque avere ricavato alla meglio le disposizioni e le intenzioni dei tre fondatori del Collegio; forse più fedelmente di quello non siano ritrattate le loro fisionomie nei busti in pietra, che si presentano ai visitatori dell’Istituto nell’atrio d’ingresso e sui pianerottoli dello scalone, e che nei visi arcigni, nei baffi o nei pizzi, malgrado la serietà della zimarra, della cotta e del berretto triangolare, arieggiano più tre bravi del seicento, che tre galantuomini del nostro secolo. E parmi che dai citati brani di testamenti apparisca anche troppo chiaramente a chi appartenga il diritto di amministrare e di regolare il Collegio, secondo le esplicite dichiarazioni dei fondatori: alla parola «Gesuiti» o «Generale e Proposito dei Gesuiti» si sostituisca il nome di chi oggi legalmente li rappresenta. Qui sta la soluzione del problema; forse meglio, qui sta il teorema ossia la verità dimostrata.

V. A questo punto cado in acconcio fare qualche cenno delle vite del triumvirato or menzionato; inconcludente