Pagina:Storia del Collegio Cicognini di Prato.djvu/43

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veniva in secondo luogo l’altra idea, meno rilevante, ma ferma, a dir vero, e mollo gradita a monsignor Francesco di procacciare l’istruzione alla gioventù pratese per mezzo dei Gesuiti, «Ho fatto riflessione, leggesi in una sua lettera, quanto importi che la gioventù sia educata col timor di Dio; so che la mia patria produce gioventù spiritosa e da far buona riuscita, ma per la sua educazione e istruzione, della quale detta gioventù è necessitosa, sarebbe molto opportuna e propria la disciplina, istituti e valore della veneranda Compagnia di Gesù, religione dei Gesuiti.»

Se poi a taluno non sembrasse abbastanza giustificato il giudizio da me recato sulle intenzioni dei citati due benemeriti pratesi, legga le seguenti parole del testamento nuncupativo in data 7 dicembre 1697 di Lorenzo Niccolai, rogato dal dottor Pietro Ottavio Perugino. Il quale Niccolai, che è l’ultimo della triade dei fondatori del Collegio, dettò gli ultimi suoi voleri nel tempo, che ferveva l’opera della costruzione della casa, e che erano vive le memorie del Cicognini, il cui pensiero si svolgeva e si faceva sempre più netto o grande coll’inalzarsi e dilatarsi delle mura del Collegio. «In tutti li suoi beni ed effetti... ed in ogni altra cosa della quale detto signor testatore possa e generalmente e specialmente disporre... il medesimo istituì suo erede universale e di sua bocca nominò ed esser volle il Collegio che si fabbrica presentemente nella città di Prato della Compagnia di Gesù, suo superiore pro tempore, e suoi in detto