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120 LIBRO SECONDO — 1783.

«fin qui mi ricordo, poi mi addormii.» Non ebbero lunga vita; l’aflitta Basili morì giovane che non compiva i venticinque anni, non volle marito, non velo di monaca; si piaceva star sola, seduta sotto un albero, donde non si vedessero città o case; volgeva altrove lo sguardo all’apparir di un bambino.

XXX. Furono lenti gli ajuti a’ sepolti, ma non per empietà de’ congiunti o del popolo; chè pure ne’ tremuoti di Calabria gli uomini furono, come sempre, più buoni che tristi, e fra tutti alcuni profondamente malvagi, altri eroicamente virtuosi, Un uomo ricco faceva cavare ne’ rottami della casa; e quando scoprì e prese il denaro ed altre dovizie intermise l’opera, benchè lasciasse sotto alle rovine, forse ancora non morti, lo zio, il fratello, la moglie. Contendevano il possesso di ampio patrimonio due fratelli; ed cerano, come avviene tra congiunti, l’uno dell’altro adirati e nemici: Andrea cadde con la casa; Vincenzo ereditava il contrastato dominio, ma sollecito, irrequieto, solamente intese a disotterrare il fratello, e, fortunato, lo strasse vivo. Appena appena si ristabilirono i magistrati, l’ingrato Andrea, sordo alle proposte di accomodamento, ridestò il litigio e ’l perdè. Se tutti gli esempii di pietà o di fierezza, di riconoscenza o d’ingratitudine io narrassi, empirei molte pagine per dimostrare la già vieta sentenza essere l’uomo l’ottimo, il pessimo delle cose create. Ma la tardità negli scavi dipendeva dalla cura della propria salvezza, e dallo sbalordimento che ne’ primi giorni oppresse ogni altro pensiero, ogni altro affetto. Privi di casa nel più rigido mese dell’inverno, sotto piogge stemperate, e turbini, e vento; distrutte le canove, sperduta l’annona, paurose le vicine genti di portar vettovaglie là dove continua e facile era la morte; tutti spendevano l’opera e ’l denaro a comporre rozza baracca, e procacciare poco cibo a sostegno di vita. Era secondo e debole il pensiero de’ congiunti.

Quelle sventure divennero per lungo uso comportabili; le baracche di rozzissime si fecero migliori, poi belle; gli abitanti de’ lontani paesi, allettati dal guadagno, portavano vettovaglie ed arnesi di comodità e di lusso; e, obliati i danni e le affizioni, tornavano i godimenti della vita, gli amori, i matrimonii; si ricompose la società ma in peggio. Avvegnachè l’universale sentimento de’ primi giorni essendo stato il terrore, quietarono con gli altri affetti l’odio, la cupidigia, la vendetta, e mancando stimolo a’ delitti, fu quel maligno popolo in que’ giorni divoto ed innocente; se non se andava ripetendo, a vedere i grandi a capo chino ed abbietto; «Eh sì che tutti, signori e poveri, siamo eguali!» con malevole contentezza scusabile in vassalli di superbiosi baroni. Poscia i terrazzani, i servi, i tristi e i già prigioni (perciocchè agli orribili scuotimenti del 5 di febbrajo senso di umanità fece dischiudere le carceri) veni-