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LIBRO SECONDO — 1790. 131

e superba regina, e per malvagi consigli, non avesse in sua mente stabilito spegnere per la forza dell’esercito i desiderii di novità; aspettare gli avvenimenti estremi per onestare l’eccesso di volgere l’armi contro i soggetti; cosicchè le dissensioni nelle assemblee, i tumulti, gli azzufamenti civili, agevolavano il mal disegno.

XXXVIII. Ma in Parigi la truppa urbana tumultuariamente composta elesse capo il marchese di La Fayette, chiaro per la gloria meritata in America da soldato di quella istessa libertà che sospirava la Francia. Sorge al un tratto in città voce «Alla Bastiglia»: i più arditi del popolo, forti delle armi involate a’ depositi ed alla casa degli invalidi, accresciuti da’ disertori de’ vicini accampamenti, furibondi e diresti dissennati, andarono ad assaltare la fortezza, valida per grosse mura, molte armi, e fedele presidio, comandato dal marchese di Launais, caldo per le regie parti, spregiatore del popolo e di civile libertà. Quelle torme di plebe, innanzi alle porte del castello, per grida e per ambasciate dimandavano la resa; che, negata, accrebbe lo sdegno, il moto, il numero e gli apparecchi.

Giorno spaventevole, che vedeva da una banda sei principi, cinquanta mila soldati, cento cannoni, otto campi attorno a Parigi ed a Versailles, altre schiere dentro le due città, una fortezza armata; e quegli strumenti di rovina pronti al cenno di un sol uomo, sdegnato e re. E dall’opposta banda briganti armati, soldati disertori, popolo, plebe infinita. Si presagivano tra le due parti scontri feroci, e la vittoria segnare i destini della Francia. Ma il re impaurito da quegli aspetti, o irresoluto, fece solamente avvicinare i campi alla città; la quale, a quelle viste, sbarrò in fretta le porte, guerni di armati le mura, scompose i lastricati, preparava la guerra, Le milizie urbane, centocinquantamila in vario modo armati, pendevano dal cenno della civile autorità, che stava in atto di offizio mirabilmente serena.

Ma la plebe intorno alla Bastiglia andava ciecamente furiosa cercando le entrate, tentando le porte e le mura, minacciando il presidio. Del quale il comandante fastidito di quella turba, sicuro nella fortezza contro genti avventicce, e certo di ajuti da’ vicini campi, comandò scaricare le armi sul popolo e vide parecchi cader morti, altri feriti. Le torme si allontanarono; ma subito successe allo spavento il furore, tante genti nemiche intorno la fortezza che la prima cinta fu presa, e stava il popolo sotto la seconda, quando il comandante, insino allora sordo agli accordi, mostrò bandiera di pace; e fu stipolato a’ cittadini la fortezza, al presidio la vita. Ma plebe furibonda non tiene i patti; l’infelice Launais, uscito dalle mura, fu trucidato, e ’l capo conficcato ad una lancia menato per la città con orribile festa. Molti fatti seguirono d’ambo gli estremi, eroici cd orribili; si trassero a pubblica vista gl’istromenti di martoro, e