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LIBRO QUARTO — 1799. 257

fermata in piccola slanza su la cortina, apprese il foco a certi legni che antichi ed oliati rapidamente bruciarono. Sorgeva quella casetta presso il bastione della marina, e stava in seno a questo la polveriera piena di polvere e di artifizii. Non potevano quelle fiamme fuggenti verso il cielo comunicar sotterra fuoco, scintilla, o calor grave; ma si eccitò tanta paura e tumulto che il presidio minacciava sforzar le porte del castello e fuggirne; o se alcuno calmar voleva le agitate fantasie lo credevano disperato di vivere, uccisore crudele delle sue genti; il Toscani di Vigliena, sino allora di eroica fama, era citato in esempio di ferità. Cosiechè tutti, sapienti, insipienti posero mano all’opera, solleciti come soprastasse l’incendio della polveriera; e benchè lontana la fonte, fatto perenne il getto d’acqua per catena d’uomini, fu spento il fuoco, Ma tra mezzo allo scompiglio, il nemico, visto fumo d’incendio nel castello e rallentato lo sparo de’ cannoni, si appressò alla via detta del Porto, e gettando parecchie granate alla porta della darsena la incendiò; aprì un varco al castello, ed entrava se avesse avuto maggior animo e miglior arte. Corsero i repubblicani al rimedio, e tumultuariamente sbarrarono quello ingresso.

XXXV. Era concertata per la notte la uscita de’ repubblicani da San Martino e de’ castelli dell’Uovo e Nuovo per distruggere batteria di cannoni alzata nella marina di Chiaja. Non erano i Francesi con loro perchè Megèan già negoziava col cardinale il prezzo del tradimento, e i repubblicani, sospettandone, gli nascondevano le mosse e le speranze. Al battere della mezzanotte, ora fissata ad uscire, muovono le tre partite, e quanti incontrano soldati della santa fede spietatamente uccidono, perciocchè il far prigioni era danno al segreto ed alle piccole forze della impresa; vanno tanto sospettosi che due avanguardi credendosi nemici, si azzuffano; ma ratto scoprendosi, e commiserando insieme la morte di un compagno, giurano vendicarla su i nemici. Procedono, sorprendono ed uccidono le guardie della batteria, inchiodano i cannoni, bruciano i carretti e tornano illesi a’ loro posti, disegnando altre sortite e giurando di morire nei campi. Il romore della pesta, i lamenti e i gridi alla uccisione de’ borboniani, annunziando pericolo, ma incerto, nel campo russo, nei campi della santa fede e nelle stanze del cardinale, tutti batterono allarme, tenendo schierate le truppe sino al giorno, mentre il codardo porporato divisava tirarsi addietro di molte miglia.

E pensieri più aspri lo agitavano. Null’altro sapevasi della flotta gallo-ispana fuor che navigava nel Mediterraneo; e benchè flotte maggiori e nemiche girassero nel mare istesso, era incerto lo scontro, e negli scontri la fortuna de’ combattimenti. Molte città sospiravano ancora la repubblica; e delle città regie parecchie si scon-

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