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Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/28

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18 LIBRO PRIMO

re. ed a lui brevemente Corrado suo figlio, e poi Manfredi altro figlio ma d’illegittimo congiungimento. I pontefici di Roma, che pretendevano all’imperio del mondo e vieppiù a quello delle Sicilie, dopo aver travagliata la casa normanna volsero le armi sacre e le guerriere contro la sveva. Sempre perdenti benchè combattessero in età d’ignoranza, ma incapaci per la stessa ignoranza de tempi ad essere oppressi e disfatti, risorgevano dopo le perdite più adirati nemici.

Clemente IV papa nell’anno 1265, poi che tre papi che lo precedettero avevano tentata vanamente l’ambizione di Enrico III re d’Inghilterra, instigò contro Manfredi il fratello di Luigi re di Francia, Carlo di Angiò, famoso in armi; che, vieppiù spinto dalle irrequiete brame della moglie, venne con esercito all’impresa. Coronato in Roma re delle Sicilie (1266), passò nel regno e combattè Manfredi accampato presso Benevento. La virtù dello Svevo non bastò contro la fortuna del Franco e l’infame tradimento de’ Pugliesi: morì Manfredi nella battaglia. Carlo stava contento sul trono, quando Corradino figlio di Corrado venne a combatterlo (1268). Il giovinetto, vinte in Italia le città guelfe, vincitore in Tagliacozzo dove gli eserciti si affrontarono, godevasi nel campo le gioje della vittoria e le speranze dell’avvenire, allor che il re gli spinse contro fresca legione tenuta in serbo; così che Corradino disfatto, fuggitivo, e poi tradito, fu prigioniero del felice Carlo: e un anno appresso, per crudeltà di quel re o spietati consigli del pontefice, ebbe (quell’ultimo figlio della casa sveva) troncato il capo. La stirpe degli Angioini si stabilì nel regno delle Sicilie.

Ella diede sei re, due regine; dominarono 175 anni tra guerre esteriori ed interne. Per opera di quei re angioini furono morti Manfredi e Corradino re svevi; poi Andrea e Giovanna Prima della propria stirpe: l’altro re Carlo da Durazzo, sorpreso negl’inganni che ordiva alle due regine di Ungheria, fu ucciso: Ladislao morì di veleni oscenamente prestati. A tempi loro per il vespro di Giovan di Procida furono uccisi ottomila Francesi, tiranni della Sicilia: de’ tempi loro fu il parteggiare continuo de’ baroni del regno: per opra loro nato lo scisma della Chiesa, due e tre papi contemporanei divisero le spoglie della sede apostolica e le coscienze de’ popoli cristiani. Ma que’ re, che ne’ penetrali della reggia nascondevano enormi delitti, erano su la scena del trono riverenti alla Chiesa; ergevano ed arricchivano tempii e monasteri, davano dominio ai papi, concedevano privilegi agli ecclesiastici. Carlo I e Ladislao avevano virtù guerriere; aveva Roberto prudenza di regno, questa e quelle oscurate dai vizii del sangue. Gli altri re della stirpe furono flagelli del regno.

Alfonso I di Aragona, dopo che fugò Renato ultimo degli An-