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98 LIBRO SETTIMO — 1812.

tarle ne deriverà scoramento, scontentezza, e forse, come usano nelle sventure le corti barbare, ribellione. Bonaparte fu dubbioso, o apparve, per alcuni giorni; ma infine avido di battaglie perchè mezzi di pace, comandò che l’esercito procedesse, e quel muovere da Smolensko fu ingrato a Gioacchino ed ai più veggenti generali.

XLIV. Avanzando, ricominciarono i combattimenti: Saint-Cyr vinse in Polotsk, il duca di Elchingen in Valontina, il re di Napoli in Viazma. E questo istesso, sempre alle prese col retroguardo russo e respingendolo, venne alla sponda della Moskowa dove tutto l’esercito si adunò; e visti su l’altra sponda i moti e i preparamenti de’ Russi, sperò Bonaparte la desiderata battaglia. Il di 7 di settembre ne diede il segno, e fu suo scopo, benchè in ordinanza parallela, rompere l’ala sinistra del nemico afforzata con opere e con potenti batterie di cannoni. Ivi combatteva il re di Napoli, ivi prima si vinse; là furono le infinite morti dei Russi, là suonò a ritirata il loro esercito. E dopo la battaglia i vinti, sempre incalzati, traversarono Mosca prendendo il cammino pria di Kolomna, poi di Kaluga, ed il re non trattenuto dal bisogno di riposo nè dall’aspetto di grande, nuova e quasi magica città, caldo di guerra, incurioso e spensierato di ogni altra cosa, inseguì il nemico fin sulla Nura, a venti leghe da Mosca. E poichè surse speranza e voce di pace, concordò tregua, per la quale i due avanguardi si posero a campo l’uno all’altro d’incontro, vigili e su le armi, perocchè unico patto era lo avvisarsi della cessata tregua tre ore innanzi dell’assalto. Ma pure le armi restarono sospese tredici giorni, l’imperator dei Francesi aspettando la pace, l’imperator dei Russi l’inverno.

Quella differita a disegno, questo oramai vicino, Mosca incene rita non dando ricovero all’esercito vincitore, Bonaparte imprese a ritirarsi verso Smolensko. Si è biasimato in questo secolo di molle civiltà l’animo feroce del governatore Rostpochin macchinatore dell’incendio della città; ma pure a quell’animo è dovuta la rigettata pace con la Francia, la ritirata, la rovina dell’esercito nemico, e la serbata indipendenza della Russia. E però io penso che la mezzana civiltà dei nostri tempi sia la cagione vera della servitù volontaria dei popoli, e che il vivere sarà onorevole quando il concetto del chiamato barbaro Rostpochin venga in mente del miglior cittadino di un paese vinto, ossia quando la civiltà sarà bastante agli sforzi della barbarie.

Cominciata la ritirata da Mosca; l’esercito russo ch’era incontro a Gioacchino, non già impaziente di guerra ma con fraude, in dispregio del patto, assaltò all’impensata i Francesi; ma dopo i vantaggi del sorprendere fu trattenuto, e s’impegnò vasta battaglia