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108 LIBRO SETTIMO — 1813.

viste le bandiere d’Austria e l’opportunità di fuggire, andarono ai nemico, ed assaltarono il campo che avevano debito di guardare, furono accolti ed onorati del nome di veri Alemanni. L’esempio si diffuse, tutto il contingente vesfalico a battaglioni disertò. Su le rive dell’Inn, i Bavari e gli Austriaci nemici per legge, stavano umili e spensierati come suole ne’ campi di comune esercizio. E poco appresso il generale bavaro de Wrede, capo di quelle schiere, stringe alleanza coll’Austria, disobbedisce a’ desiderii aperti del suo re, e frattanto n’è lodato, e in premio e memoria di tradimento e d’ingratitudine ottiene la conferma di ricchissimo dono in terre fattogli anni addietro dall’imperatore Napoleone. Raduna schiere maggiori, e dopo alcuni di spera in Hanau chiudere il passo all’esercito francese che ritiravasi al Reno, la quale sollecitudine di opere e di sdegno fu ammirata a chiamata eroica da’ principi alleati. Disertarono i battaglioni di Baden e di Wurtemberg, per unirsi al nemico. A tante ribellioni mancava la suprema e si avverò in Lipsia: le sopraddette erano seguite più spesso nella notte, mentre gli eserciti riposavano, la guerra era sospesa, e le tenebre nascondevano la prima infamia del misfatto. Ma in Lipsia l’esercito sassone stava in ordinanza al centro della prima linea francese, e solamente pochi battaglioni nella seconda o in riserva; il vecchio re di Sassonia, costante alla giurata fede, amico a Bonaparte, attendeva con la famiglia nel quartier generale francese; combattevano le due parti con fortuna incerta, quando furono visti i Sassoni a pieno giorno, seguendo schierati in battaglia il generale Normann, avanzare con istraordinaria celerità verso il nemico, non a combatterlo, ma ad ingrossarlo; e giunti, e girandosi, trovarsi in avanguardia degli eserciti russo e svedese, e venir con essi per occupare nemichevolmente il terreno lasciato vuoto per lo abbandono, se con maggior impeto non lo avesse innanzi occupato Murat, e quei traditori combattere audacemente il resto della battaglia, non rattenuti dal pensiero che ogni colpo poteva uccidere un Sassone de’ battaglioni rimasti fidi, o l’istesso re di Sassonia. Il capo dell’artiglieria offrendosi disertore a Bernadotte, gli disse: «Ho consumato metà a delle munizioni contro i vostri, or voi fate che io consunti il resto contro i Francesi.» E dal Bernadotte fu applaudita l’azione e l’argutezza di quel colpevole sfrontato; come l’anno appresso i sovrani congregati a Vienna encomiarono la ribellione dell’esercito sassone, ed un sol uomo punirono della Sassonia, il solo fido a’ giuramenti, il re.

Così negli eserciti, mentre tutti i governi dell’Alemagna, scopertamente o in animo erano nemici (benchè per patto alleati) a’ Francesi; i re antichi, impotenti per proprio ingegno o per la cadente regia potestà, a radunare mezzi di guerra contro la Francia, dissi-