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146 LIBRO SETTIMO — 1815.

perduta, da che un reggimento modenese afforzava i Tedeschi di Bianchi, e due di Toscana i Tedeschi di Nugent; nè quelle alleanze, nè la nemicizia per i Napoletani erano volontarie, ma le sforzava condizione de’ tempi e calcolata misura de’ pericoli e de’ successi: consigliatrici benevole di vivere modesto e riposato, ma contrarie alle imprese ed a’ rivolgimenti. Perciò i tumulti italiani del 1814, che per lo passato avevano servito a precipitare i consigli di Gioacchino, nel presente operavano scandalo e danno comune. Sì che meno infelici sarebbero le nostre genti, se avessero il cuore libero come il labbro, o servo il labbro, ed il cuore.

Considerazioni sì gravi ed inattese indussero il re a radunare in consiglio i suoi ministri ed i primi de’ generali: essendo antico fallo nelle avversità di fortuna dimandare consiglio a’ minori; ossia attenuare in questi le persuasioni e l’obbedienza, quando si vorrebbero e maggiori e più cieca; ed eccitare in parecchi, per la inevitabile varietà delle sentenze, il desiderio quasi direi di alcun danno, per poi menar vanto del proprio ingegno a biasimo de’ contradditori. Espose il re al consiglio i primi disegni, rammentò le prime venture, e dipoi la mancata spedizione della Toscana, la tregua rotta dall’Inghilterra, e le tradite promesse de’ popoli e partigiani d’Italia; proseguì discorrendo il numero e le posizioni del proprio esercito, ciò che sapeva de’ Tedeschi, gli apparecchi ostili del re di Sicilia, ed i moti interni del regno; dimandò libero consiglio: e i consiglieri osservando l’esercito spicciolato tra Reggio, Carpi e Ravenna (cento miglia italiane), senza seconda linea, senza riserva, di modo che un impeto ed una fortuna potea decidere della guerra, e vedendo le forze e le posizioni nemiche assai più potenti delle proprie, deliberarono di tenere i luoghi attualmente occupati, solo per aver tempo da mandare indietro gli ospedali e i bagagli; e che, non deposta la prima speranza, si cercassero altri campi e terreno più adatto a combattere schiere maggiori.

Allo sciogliere dell’adunanza il re ordinò: che le tre legioni fortificandosi ne’ campi, ristessero dall’assaltare il nemico, o, assalite, il trattenessero volteggiando, non combattendo; che fosse di Toscana richiamata la inoperosa guardia per le vie più brevi di Arezzo e San Sepolcro; si scegliessero nuovi campi dove i monti Apennini, accostando al mare Adriatico, con le ultime pendici toccano il lido; e si raccogliessero in Ancona tutti gl’impedimenti dell’esercito.

LXXXIV. 1 Tedeschi su la riva sinistra del Po crescevano di nuove cchiere spedite con gran celerità dall’Alemagna, sì che i ventiquattro mila combattenti del cominciar della guerra in tre settimane doppiarono; aumentarono i presidii e i provvedimenti di tutte le fortezze transpadane. Venezia si affaticava alle difese; e di tante sollecitudini erano motivo la troppo temuta dall’Austria,