Pagina:Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo (IA storiadellartein00scan).pdf/106

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ritenuti tali per esser modellati su forme corinzie o composite, ma le particolarità ornamentali e la tecnica della scalpellatura mostrano una lavorazione medioevale su classici modelli. Sono inoltre notevoli due capitelli con simboliche colombe abbeverantisi in un vaso ansato, un sorriso d'arte cristiana in tanto sfolgorio di forme pagane.

Sopra i capitelli poggiano direttamente all'uso romanico gli archi mediante un gran lastrone in pietra concia, che costituisce il pulvino delle chiese bizantine e che permette l'appoggio delle arcate per l'intero spessore delle muraglie.

A tre navate la Chiesa di San Gavino ha le forme iconografiche delle basiliche erette nei primi secoli del cristianesimo, le quali nell'isola perdurarono fino al XIII secolo. Avvicinandosi ancor più all'originario tipo basilicale romano, di cui è splendido esempio la basilica Ulpia, che l'imperatore Traiano cresse nel foro che da lui prende il nome, ha due absidi, ciascuna ad una estremità della navata centrale.

Questa disposizione planimetrica a due absidi è rarissima in Italia e le analogie colla Chiesa di S. Pietro in Grado in quel di Pisa, che a prima vista appaiono evidenti, sono invece superficiali, giacchè nella chiesa di Torres le due absidi sono coeve e sono così concepite dall'architetto, che diede i piani della chiesa, mentre in S. Pietro in Grado originariamente si avea una sola abside, essendo stata costrutta l'altra nelle successive modificazioni che subì l'insigne monumento.

La navata centrale di S. Gavino è sostenuta da ventidue colonne monolitiche e da sei massici pilastri in pietra concia, che non possono considerarsi come un restauro posteriore, poichè incardinati anche come tecnica murale alla restante costruzione. L'armatura del testo è a vista