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Pagina:Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo (IA storiadellartein00scan).pdf/344

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sui quali si poggiarono gli arcarecci sostenenti il coperto: agli antichi muri laterali si addossarono cappelle gotiche a crociera e nel fianco a sinistra si costrusse il santuario, che pur essendo tanto rinomato non è che una mediocre cosa sotto tatti i rispetti.

Interessanti sono i frammenti romanici riscontrantisi nella chiesa parrocchiale di Villamassargia sotto l'invocazione della Madonna della Neve.


In vicinanza alla città di Bosa esiste tutt'ora l'antica chiesa episcopale della diocesi dedicata a S. Pietro. Che quivi fosse Bosa vetus risulta da un passo del Fara, che fu storico esatto quanto mai, e da oggetti e frammenti pagani e cristiani che nella località si ritrovano in gran copia.

La località in cui sorge la chiesa è chiamata Calmedia, e da qui la leggenda che quivi fosse una città antichissima, Calmedia, con la Chiesa di S. Pietro per cattedrale.

La Chiesa di S. Pietro, qual'è presentemente, attesta una costruzione antichissima. tale da poterla includere nel gruppo arcaico. se anche la facciata si fosse mantenuta integra al pari dei fianchi e dell'abside. Invece l'antica facciata venne demolita e sostituita — forse nel XIV secolo — da altro prospetto in cui le particolarità decorative del frontone e dei pinnacoli, costituiti da colonnine ofitiche inspirantisi alle ornamentazioni romaniche dell'Alta Italia, si fondono colla struttura gotica delle porte e delle arcate al primo ordine.

I fianchi e l'abside palesano la semplice e rude architettura delle chiese del periodo arcaico; nel terso paramento sono alcune iscrizioni romane e molti frammenti classici sono fra le trachiti di cui furono rivestite le pareti.

Le nostre induzioni stilistiche sono confermate dalla seguente iscrizione, riportata anche dal Fara: 1ego costantino. de. castra | episcopvs pro amore dei ad honorem. sancti | petri. hanc ecclesiam, aedificare. feci | mclxxii.

Distrutta la vecchia città dal Marchese di Malaspina, questi nel 121 fondò la nuova città di Bosa, in prossimità alla foce del Temo,

  1. Fara, De Chorographia Sardiniae, pag. 89.