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gitori del Comune Cagliaritano, un Alberti nel 1292, un Garfagnino nel 1296, ambedue appartenenti ad influenti famiglie di Pisa.

Non appena la fortuna pisana ebbe di nuovo a risplendere, ecco nelle carte diplomatiche e nelle epigrafi dedicatorie a commemorative riapparire i castellani in nome di Pisa.


Alle potenti fortificazioni del Castrum Kallaris vennero annesse altre opere fortilizie di minore importanza conie la torre di S. Elia ed il Castello di S. Michele.

Della prima non rimase forse che il basamento, essendo stata ridotta a nuove forme nel secolo XVI dal governo di Spagna e profondamente alterata dal nostro per impiantarvi il semaforo di S. Elia.

Della sua origine pisana attesta la seguente iscrizione, ora perduta, ma che venne trascritta dall'Aleo quand'era ancora in sito, e riprodotta poscia dal Piazza e dal Baille: HOC OPVS FACTVm FVIT TEM | PORE DomiNORum COLITRAPANIS eT | BONDI CAMVLITANI CASTELLA | NORum CASTELLI CASTRI EXISTENTE | OPerARIO IPsIVS OPerIS BARTOLOME | O ProVINCIALIS CURRENTIBVS AN | NIS DoniNI MILLESINO. M. CC.LXX | XII. INDICTIONE DECIMA.

Gli ampliamenti portati dal governo di Spagna sono ricordati in una magniloquente iscrizione, incisa in un marmo che tutt'ora si conserva nella torre. Questa, eretta sopra un promontorio di vivo sasso, a picco sul mare, dovea costituire una delle vedette fortificate dell'antica città.

Nulla di positivo si sa circa l'origine del Castello di S. Michele, che la tradizione, benchè senza alcun fondamento storico, vuole che sia stato cretto presso un oratorio, dedicato all'arcangelo ed annesso ad un monastero di certosini.

Lo stemma pisano sull'ingresso principale c'indica ch'esso venne costrutto quando Cagliari era soggetta alla dominazione della fiorente republica, probabilmente nel XIII secolo.

Le varie vicende subite sino dalla sua fondazione, il cambiato livello all'interno causa gli sterri e le demolizioni, gli usi diversi ai quali venne adibito, lasciarono sul vecchio maniero le loro tracce, alterando l'antica struttura che si estrinsecava corretta e maestosa, ma in pari tempo ingentilita da vaghe finestrine, ornate d'eleganti trafori, dei quali alcuni frammenti si rinvennero nei lavori di consolidamento eseguiti nel 1896.

La sua massa si stacca severa sul culmine della collina di S. Michele