Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/155

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libro secondo 149

storo appunto a questa impudente creazione erano chiamati, e vi si misero con molto loro vitupero. Potevano essi esporre un codice di leggi, se fosse stato, che determinava le imperiali ragioni sull’Italia, interpretarne il senso, applicarle agli uomini ed ai tempi che correvano. Ma leggi non erano, nè scritte nè sancite dall’uso, perchè fu sempre incerta e interrotta la dominazione che pretesero esercitare gli antecessori di Barbarossa sull’Italia. Vollero quelli essere signori di questo paese, stando in Germania; ma nè la Germania, nè l’Italia aveva un volume di leggi che giustificasse la loro signoria. Il fatto del loro dominio si manifestava solo quando scendevano armati in Italia, ed era maggiore o minore secondo la forza che recavano, e quella che trovavano; era vario secondo le politiche condizioni delle città italiane. L’incertezza del fatto è sempre indizio della nullità del diritto; poichè questo è semplice, assoluto, e per propria natura determinatore e raffermatore del fatto. Al contrario, la costituzione comunale delle città Lombarde era un fatto determinato. Ciascuna creava i propri magistrati, ciascuna possedeva in pace le ragioni di regalia, tutte avevano un diritto riconosciuto dall’Imperadore di Lamagna. I cento anni corsi innanzi Barbarossa bastarono a raffermarlo, ed a munirlo della santità della legge, che non fu scritta dal Principe, ma dalla consuetudine, accettata dal medesimo. Gl’Imperadori nella guerra col Sacerdozio furono vinti; e come tali, a cessare la inimicizia de’ Comuni Lombardi, concessero quello che questi già possedevano, o togliendo danaio, quasi prezzo di riscatto, o regalando privilegi, a farsi generosi donatori di libertà. Vennero così cacciati dalle Repubbliche, e si tennero contenti dietro al diritto di riscuotere il fodrum regale, visitando l’Italia, e di leggere il loro nome ne’ pubblici atti e su le monete. Ciò a Federigo pareva assai poca cosa; voleva essere assoluto padrone; perciò voleva togliersi dinanzi quelle Repubbliche, e schiantarle dalle radici. Egli stesso nel trattato della resa di Milano aveva riconosciuta, e giurata la lega-