Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/161

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libro secondo 155

da questa fede non venire obbligati punto a dar tributi o milizie all’Impero; e che se fossero diritti di Regalia a cedere, li avrebbero ceduti, riconosciuti che fossero cosa imperiale. Da ultimo più come limosina, a spiccarsi dai fianchi un importuno, che come indizio di vassallaggio, misero nelle mani dei Legati mille e dugento marche, e li mandarono con Dio1.

1159. Cominciava Federigo a trovar duro il terreno, che i legisti e la forza gli avevano fatto parere assai morbido; ma non raccattava ancora il senno. Ridottosi nella città di Alba a celebrare il Natale, si pose tutto a dar sul capo alle città Lombarde, per ridurle nel vassallaggio che vagheggiava. Ricordi il lettore che tra i patti della resa di Milano giurati da Barbarossa non era quello, che le città avessero dovuto perdere cosa del loro territorio. Lo ricordava il Tedesco, ma non voleva più saperne dopo il giudizio di Roncaglia, nè gli arrecava scrupolo al mondo lo spergiurare. Andò sopra a Monza, la tolse a Milano e vi cacciò dentro un presidio tedesco: altro ne intromise nel castello di Trezzo. I Tortonesi, i Cremaschi e gl’Isolani del lago di Como ed altri alleati di Milano erano stati compresi in quel trattato della resa, ed erano guarentiti dalla fede del giuramento; e neppure essi rimasero tranquilli. Federigo mandò un precetto ai Piacentini che abbattessero le mura e le torri della loro città che si alzavano oltre una determinata altezza: quelli fecero le viste di obbedire, e nulla ne fecero. Spedì Legati ai Cremaschi, perchè facessero lo stesso: ma questi che erano per dare al mondo un esempio d’invittissimo animo, non con le parole, ma coi fatti risposero agl’impudenti messaggi, levandosi contro di loro con tanta furia, che a mala pena camparono la vita. Tornarono quelli al lor signore con questa novella; il quale se ne addolorò; ma nulla fece, perchè non poteva2.

  1. Caffaro Ann. lib. 1. S. R. I. Vol. VI. p. 270. 271.
  2. Otto Moren. 1021. Imperator namque ut hoc audivit, quamvis moestus inde foret, in pace tamen sustinuit.