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libro secondo | 171 |
stello, che spinto di nuovo, venne orribilmente investito colle petriere. Erano i Cremaschi persuasi, che la libertà si compra solo col sangue, e che quelli non fossero che vittime immolate sull’altare della patria1.
E qui incominciò una serie di feroci rappresaglie per la efferata malizia del Barbarossa. Imperocchè i Cremaschi traportati da furibonda vendetta verso di lui, che li rendeva carnefici di que’ loro cari, trascinarono su gli spaldi quanti avevano prigionieri tedeschi ed italiani, e veggente l’Imperadore, l’impesero co’ lacci alle mura. Il quale crudelissimo partito fece vieppiù imbestiare il Tedesco; il quale fatta piantare a vista della città una moltitudine di forche, pensò nientemeno appendervi tutti gli statichi ed i prigionieri che aveva. Se non che presi più dall’orrore di quella mostruosa bestialità, che della pietà de’ dannati a morte, gli caddero ai piedi molti Vescovi ed Abati, e con preghiere lo stornarono da quella carneficina: ma non in tanto, che ben nove di que’ miserabili non ascendessero le preparate forche. Io non so come questi cherici si ravvolgessero in mezzo a quella sanguinosa gente, e fossero tenuti cherici dagli altri uomini2.
Mentre attorno a Crema avvenivano queste cose, i Milanesi con ogni maniera si adoperavano a distogliere Federigo dall’assedio di questa città, ed a procacciarsi forti sostegni, nulla parendo loro più certo, che colui, superata Crema, non tornasse ogni suo sforzo contro di essi. Tentarono il castello di Manerbio sul lago di Como, presidiato dai Tedeschi; ma soccorso a tempo, dovettero tornarsene colla peggio3. Non rimettevano però dall’accrescere sempre più le provvigioni della città; nel che venivano grandemente soccorsi dai Piacentini. I quali tenutisi fino ad ora
- ↑ Otto Morena p. 1037. 1059. = Sir Raul. p. 1183 — Trista. Calchi lib. 2. c. 48. e 49.
- ↑ Ott. Morena 1039. 1040. 1041. Radev. lib. 2.
- ↑ Radevic. l. 2. c. 48. 49.