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204 della lega lombarda

Barbarossa la Religione non che si mescolasse, ma tutto informasse gli sforzi de’ generosi Lombardi.

Alessandro era entrato con tutta l’anima nelle loro cose. Tra i molti Legati da lui spediti a cessare quella peste della scisma, fu Giovanni Cardinale, che indirizzò a Milano. Costui trovò l’Arcivescovo di questa città Oberto (rivenuto in senno dopo la invereconda prostituzione fatta a Cesare nel parlamento di Roncaglia della dignità propria, e come Arcivescovo e come Italiano) e tutta la cheresia benissimo disposto nella fede al legittimo Papa ed alla patria. Egli con molta solennità di modi recatosi coll’Arcivescovo nella metropolitana, si mise al cospetto del popolo a rinnovar dall’altare l’anatema contro l’Antipapa e Federigo, che disse, non essere più Imperadore, e contro i loro seguaci: nominò scomunicati i Vescovi di Cremona, Mantova e Lodi, il Marchese di Monferrato, Guido Conte di Biandrate, sostegni della parte imperiale in Italia; i Consoli di Cremona, Pavia, Novara, Vercelli e Lodi; i Conti del Seprio e della Martesana, e certo Ludovico castellano di Baradello. Sentenziò da ultimo per apostolica autorità nulli gli atti di Federigo. L’odio al Tedesco s’infiammò talmente nei Milanesi al vedersi così bene sorretti dal Papa, che tutta la città corse all’armi a trarre vendetta de’ nemici della Chiesa. Anzi correndo i dì santi precedenti la Pasqua, in cui era costume di ristare dalla guerra per riverenza, si posero in punto di assalire i Lodigiani fautori dell’Antipapa, credendo far cosa grata a Dio1.

In questo risuonare di maledizioni e scomuniche per tutta Italia Federigo dava le viste di non addarsene, quasi che altri e non egli fosse fatto segno a tanta esecrazione. Se ne andava quasi diportandosi di là del Po colla sua Beatrice, quando gli vennero le novelle della tempesta che gli levava contro il Legato papale in Milano, e delle ostilità,

  1. Sir Raul. S. R. I. V. 6. 1184. — Thrist. Calchi. ap. Burma. vol. 3. lib. IX. p. 243.