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336 della lega lombarda


Intanto gli Alessandrini avvisavano la Lega del loro pericolo; invocavano gli opportuni soccorsi. I Rettori non li fecero lungamente aspettare. Fu tosto assembrato un parlamento a deliberare su gli aiuti da spedirsi all’assediata città. Ignoro del sito di questa assemblea, so di quello che diffinisse. Durassero per tutto il Febbraio, ed anche oltre, ove necessità il chiedesse, a guardia di Alessandria le taglie de’ fanti e de’ cavalieri speditevi dalle varie città. Ciascuna di queste sborsasse un sussidio per gli Alessandrini di mille lire milanesi, e dugento e dieci per lo stipendio del loro Podestà Rodolfo da Concesa. Si addoppiasse il numero delle milizie federate; e divise in due eserciti, uno indirizzato dai Rettori di Milano, Piacenza, Brescia e Verona, andasse per le soprane rive del Po a stornare il Tedesco dall’assedio di Alessandria; l’altro governato da quei di Bologna, Cremona, Mantova e Parma vegliasse di qua del Po a guardia di queste città, campeggiando Parma e Bologna. Se Federigo o Cristiano venisse ad offendere alcuna terra, o contado della Lega, le più vicine terre accorressero in armi in aiuto, popolo e milizie; le imposte alle città federate fossero fedelmente fornite fino a che durasse il pericolo di Alessandria: Bologna (forse perchè minacciata da vicino dall’Arcivescovo Cristiano) non fosse tenuta ad altro, che a spedire soli quaranta arcieri1. A quei tempi in Italia, e massime in Lombardia, le parole erano sempre da meno dei fatti.

L’esercito destinato ad operare oltre il Po fu tosto assembrato presso Piacenza a mezzo della quaresima. Era benissimo provveduto di vettovaglie, e di che facesse uopo alla guerra, parte tratto su i carri per terra, parte su i battelli, che di conserva coll’esercito rimontavano il Po verso ponente, per entrare nel Tanaro. La domenica delle Palme alloggiarono le milizie presso Tortona. Dieci miglia le separavano dal campo tedesco, che assediava Alessan-

  1. Savioli Ann. Bologne. Monum. 217.