della vecchia. Inabbissata Lodi, dopo sette anni un atroce fatto mosse Milano a guerreggiare Como. Non volevano i Comaschi certo Landolfo da Carcano, milanese, a loro Vescovo, perchè intruso da Arrigo IV Imperadore, tenendosi contenti del legittimo, di nome Guidone. Cacciatolo, andarono ad assalirlo nel castello di S. Giorgio, e l’ebbero nelle mani: ma traportati dal furore, misero a morte due suoi nipoti, Ottone Capitano della città di Milano, e Lanfranco. Le vedove degli uccisi recando le loro insanguinate vesti, vennero a farne una pubblica mostra nella piazza di Milano; e con molto pianto e lamenti chiedevano vendetta degli ammazzati mariti. Suonavano in quel punto le campane ai divini uffici, vi accorreva il popolo: ed eccoti alla porta della chiesa l’Arcivescovo Giordano, arrestare i fedeli, abbarrare gli usci ad interdetto, e gridare, non avrebbeli riaperti innanzi che non avessero colle armi vendicata l’oltraggiata patria. Infiammarono a vendetta i Milanesi le parole di quello indegno ministro di pace, e per dieci anni si tennero in armi contro Como. La misero a sacco ed a sangue; poi investiti dall’esercito comasco, vennero sconfitti. Questo inviperì vieppiù gli spiriti, e nel tornare che fece Milano alle offese, si parò la grande sua potenza. Imperocchè Cremona, Brescia, Bergamo, Vercelli, Asti, Novara, Verona, Bologna, Ferrara e Guastalla, le spedirono in aiuto le loro genti d’armi: le quali città le si accostavano più per timore che ne avevano, che per abbassar Como, che non era tanto formidabile. Anche Pavia mandò le sue milizie ad aiutare Milano; segno che questa era giunta a starle sopra, ed a tenerla in rispetto. Così messo in piedi un poderoso esercito l’anno 1119, i Milanesi strinsero di assedio la città di Como e i due affortificati sobborghi di Vico e Coloniola. Non è esempio di virtù militare nelle storie del medio evo, che eguagli quella de’ Comaschi: per quasi un decennio difesero animosamente la loro patria. Erano avanzati dagli avversi nel numero delle milizie, e nell’arte della guerra; perchè Pisani e Genovesi (quelli peritissimi nell’arte di ca-