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20 Antonio Olivieri

decima gravante su beni posti nelle immediate vicinanze della città, stabiliva che la porzione di essa destinata ai canonici ammontasse a ventiquattro soldi milanesi1.

La moneta milanese, a parte le poche eccezioni che si vedranno, non ha quindi rivali nella seconda metà dell’XI secolo novarese2. Il suo uso continuo e incontrastato per un ampio lasso di tempo, probabilmente accompagnato dalla percezione della sua stabilità, aveva naturalmente favorito la sua affermazione in quanto generale misura di valore. Lo si vede bene in un breve del 1073 che documenta un’investitura perpetua da parte di due cugini alla canonica di Santa Maria di Novara di un manso in Carpignano: i due cugini si riservarono «districtum et ordinamentum tantum, per apreciatum valente usque ad argentum denarii boni Mediolanensis viginti et quatuor»3. Documento del prestigio di cui godeva la valuta milanese è anche la sua penetrazione nelle clausole che stabiliscono le penalità in caso di rottura dei termini contrattuali4. Fatto notevole, in quanto tali clausole tendono a cristallizzarsi nella formulazione dell’ammontare della pena, come attestano moltissimi documenti subalpini dell’XI secolo. Nelle carte novaresi dell’XI secolo il primo segno di una tale penetrazione si ha in una testimonianza risalente al gennaio del 10905.

Fissazioni della penalità in moneta corrente simili a quest’ultima si trovano, come si vedrà più avanti, in documenti di aree contermini a quella novarese. Ora, prima di dare uno sguardo generale alla documentazione novarese dei primi decenni del XII secolo, occorre notare che, se quanto si è visto induce ad affermare con sicurezza che Novara e il suo territorio erano compresi in un’area di circolazione della moneta milanese, è probabile che tale territorio fosse soggetto anche a influenze diverse. È possibile ipotizzarlo grazie a una testimonianza risalente al 1054, nella quale si vede il vescovo di Novara Oddo investire tre uomini di beni posti «in locas et fundas Seciano, Agamio, Marciglana, Rado, Laucino, Rovasine, Messoirano, Breclamo,

  1. BSSS 79, pp. 67-69, doc. 221.
  2. Ai documenti citati a testo se ne possono aggiungere altri: BSSS 79, pp. 109 sg., doc. 246 (23 gennaio 1083, «in portico canonice Sancte Marie sita in civitate Novarie»); BSSS 79, pp. 118-121, doc. 252 (dicembre 1084, «in castro Bariloni»: due originali vergati sulla stessa pergamena); BSSS 77/3, pp. 42-44, doc. 25 (3 febbraio 1087, «in monte de suprascripto Olegio»); BSSS 79, pp. 143-145, doc. 267 (3 gennaio 1091, «in civitate Novarie infra solarium hospitalis Sancte matris Dei Novariensis ecclesie»); BSSS 77/2, pp. 39 sg., doc. 23 (1 novembre 1096, s. l.).
  3. BSSS 79, pp. 81 sg., doc. 230 («civitate Novaria, infra ecclesia Sancti Marie»). La formula per apreciatum... rimanda probabilmente a un pagamento effettuato mediante merci del valore indicato, qui in denari milanesi: si veda, per esempio, Rovelli, Le monete nella documentazione alto medievale cit., pp. 338 sgg. Ciò non toglie nulla al valore di testimonianze siffatte in quanto indici dell’alto grado di penetrazione dello strumento monetario (in questo caso come misura di valore) nella società cittadina e rurale dell’Italia centro settentrionale dell’XI secolo: si vedano le considerazioni di Feller, Les conditions de la circulation monétaire cit. (entrambi gli articoli sono citati sopra, nota 6).
  4. Cfr. P. Delogu, Il mancoso è ancora un mito?, in 774. Ipotesi su una transizione, Atti del seminario di Poggibonsi (16-18 febbraio 2006), a cura di S. Gasparri, Turnhout 2008, pp. 141-159: pp. 144 sgg.
  5. BSSS 79, pp. 139-141, doc. 265.

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>