Pagina:Storia della circolazione monetaria secolo XI-XII.djvu/51

Da Wikisource.
50 Antonio Olivieri

legati, almeno in modo approssimativo, in rapporto inverso all’andamento del ricorso ai sostituti della moneta, come testimonia il ben studiato caso di Pisa1. Se da un lato sembra evidente che si ebbe una crescita della massa monetaria circolante, dall’altro bisogna ipotizzare una pressione, mai resa esplicita dalle carte, di specie potenzialmente concorrenti.

Riguardo ai problemi posti dalla diffusione “esterna” di certe monete, assai istruttivo è il caso dell’irradiazione della moneta battuta a Verona fuori dalla marca veronese-trevigiana: a partire dagli anni cinquanta e sessanta dell’XI secolo essa si espanse nella piana lombarda, in Romagna e nella bassa valle del Po, poi nel Veneto orientale, sostituendo negli ultimi tre casi la moneta veneziana2. Più interessante è che, a partire dal primo decennio del XII secolo, nei documenti stessi di Venezia i riferimenti alla moneta veronese divennero più frequenti di quelli alla moneta veneziana, in parte forse grazie agli ottimi rapporti che le due città intrattenevano sia sul piano politico sia sul piano commerciale. In ogni caso, i gruppi dirigenti veneziani non dovettero preoccuparsi di quest’invasione. Sembra anzi che dal 1125 la zecca della città lagunare avesse cessato la sua attività, mentre è certo che a partire dalla metà del secolo, nel momento della massima espansione della moneta di Verona (giunse sino al Tirolo), essa dominò in Venezia i pagamenti documentati, divenendo sino agli inizi degli anni ottanta la misura di valore monetario consueta3.

  1. Si veda, oltre ai saggi di David Herlihy citati alla nota precedente, G. Garzella, M.L. Ceccarelli Lemut, B. Casini, Studi sugli strumenti di scambio a Pisa nel medioevo, Pisa 1979, in particolare gli articoli di Garzella e Ceccarelli Lemut: tra il 1019, anno della prima attestazione in un documento pisano di moneta etichettata, e la metà circa del secolo successivo le attestazioni esplicite di moneta lucchese crescono in progressione continua per tutto il periodo, mentre le menzioni di sostituti monetari, dopo aver raggiunto un picco nei decenni a cavallo dei due secoli, diminuiscono drasticamente. Il recente saggio di Monica Baldassarri sulla circolazione della moneta pisana tra XII e XIV secolo prende naturalmente in considerazione solo il periodo posteriore agli inizi dell’attività della zecca della città tirrenica, a partire dalla metà circa del XII secolo: M. Baldassarri, I nominali della zecca di Pisa e la loro circolazione in area tirrenica tra XII e XIV secolo: il contributo delle fonti scritte e archeologiche, in «Rivista italiana di numismatica e scienze affini», 111 (2010), pp. 173-212 (si veda comunque pp. 178 sg.).
  2. Herlihy, Treasure Hoards cit., pp. 9 sg.; A. Saccocci, La moneta nel Veneto medioevale (secoli X-XIV), in Il Veneto nel medioevo, II, Dai Comuni cittadini al predominio scaligero nella Marca, a cura di A. Castagnetti e G.M. Varanini, Verona 1991, pp. 245-262: pp. 248-253. Ricordo che nel Veneto, prima della formazione della marca Veronese, voluta da Ottone I, aveva operato almeno fino a metà del IX secolo circa la zecca di Treviso, mentre l’apertura della zecca di Verona risale all’età berengariana; l’inaugurazione della zecca di Venezia sarebbe da ricondurre invece agli anni intorno all’820: cfr. G. Gorini, Moneta e scambi nel Veneto altomedievale, in Il Veneto nel medioevo, I, Dalla «Venetia» alla Marca Veronese, a cura di A. Castagnetti e G.M. Varanini, Verona 1989, pp. 165-197.
  3. Si vedano, oltre al saggio di Herlihy citato alla nota precedente, R. Cessi, Problemi monetari veneziani (fino a tutto il sec. XIV), Padova 1937, pp. XIV sgg., e soprattutto Buenger Robbert, The Venetian Money Market cit. (sopra, nota 32), pp. 8-37. Per i rapporti tra Verona e Venezia (e in genere per il quadro politico istituzionale della Marca) cfr. A. Castagnetti, La marca veronese-trevigiana, Torino 1986. Per la fase successiva, a cominciare dall’età sveva, G.M. Varanini, Processi di organizzazione territoriale nella Marca veronese-trevigiana e nel versante italiano delle Alpi orientali tra la fine del secolo XII e i primi decenni del Trecento, in Die Friesacher Münze cit., pp. 211-262.