Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/100

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gogna del Senato si scolpirono tutte queste umilianti adulazioni in una tavola di bronzo, che poscia venne appesa ad una statua del gran Giulio Cesare affinchè, conforme dicevasi nel Senatus-Consulto, tali virtù, e, meriti ispirassero ad altri il coraggio di seguirne l’esempio1.

Agrippina del pari bramosa di regnare che traditrice, e impudente tenne nascosta la morte del marito, avvelenato da lei fintanto che tratto non ebbe al suo partito le Guardie del corpo e i lor Comandanti, ed allora Nerone10 fu

  1. Quand’anche anche colla favola di bronzo si fosse perduto quel verognoso Senatus-Consulto, tuttavolta dalle adulazioni, che seneca stesso fece a Polibio, uno dei Liberti di Claudio, ed a Claudio medesimo, si sarebbe potuto comprendere qual’era lo spirito di quei tempi. Qualora Seneca avesse voluto in qualche maniera, conservare la propria fama conveniva ch’ei sopprimesse queste adulazioni, e la velenosa Satira contra l’ucciso Claudio. Un adulatore però ’ molto più insigne di Seneca fu il padre del susseguente Imperator Vitellio. Costui avendo ottenuto per grazia speciale da Messalina l’onore di levarle le scarpe, e conservarne una per memoria, la portava del continuo fra l’abito, e la sottoveste, e non contento di questo si faceva spesso vedere a cavarla fuori, e baciarla teneramente. Questo medesimo soggetto aveva fra i Suoi Dei Penati le statue d’oro di Narciso, e di Pallante, o disse a Claudio nella circostanza, in cui solennizzate furono dal medesimo le Feste secolari: „Saepe tu facias!„ Io desidero che tu le possa solennizzare spesso. Svet. in Vitel. c. 3.