Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/105

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Il Senato, i Cavalieri, ed il popolo non solamente battevano le mani a Nerone nell’atto, in cui cantava, e gestiva, ma altresì allorquando ebbe fatti perire alcuni innocenti, e persino la propria Madre, e la propria Consorte. Dopo la morte di Agrippina egli se ne stava irresoluto, ed inquieto nelle varie Città della Campania ignorando come il Senato, ed il Popolo l’avrebbero accolto in Roma1. Gli adulatori però, di cui niuna Corte fu così abbondante come la sua, lo sollevaron ben presto da tale ambascia col rappresentargli che il nome di Agrippina era sommamente detestato dal popolo; che mediante la morte di lei erasi piuttosto accresciuto che diminuito il favor del medesimo verso del proprio Imperatore; e che in conseguenza egli ritornasse pure di buon animo a Roma per ivi godere al suo arrivo dei lieti contrassegni di rispetto, e di gioja, con cui sarebbe stato ricevuto da tutti. Nerone ottenne più di quello, che promesso gli avevano i suoi adulatori. Tutto il Popolo, ed il Senato gli andarono incontro in abiti di gala; ogni luogo trovavasi pieno di donne, e di ragazzi distribuiti, e disposti secondo la loro età, e il loro grado; e su tutte le strade, ed i vicoli eransi fatte inalzare diverse gradinate, e palchi, conforme costumavasi di praticar pei Trionfi. Allorchè Nerone osservò questo pomposo apparecchio si trasferì

  1. Tac. Annal. XIV. l3.