Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/106

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orgogliosamente al Campidoglio qual Padrone, e vincitor dei Romani, ad oggetto di renderne grazie a Giove, e quindi s’immerse in ogni genere di licenza, da cui per l’addietro erasi alquanto astenuto attesa la stima, che aveva della propria madre1. Le servili adulazioni dei Romani furono, è vero capaci, di render tranquillo quest’uccisor di sua Madre per rispetto alla propria sicurezza, ma non già di estinguere i rimorsi della coscienza, che il commesso misfatto andava di tratto in tratto suscitando nel tirannico di lui cuore. Egli medesimo confessava bene spesso di esser perseguitato dall’immagine della sua Genitrice al pari che dai flagelli, e dall’ardenti fiaccole delle Furie2. Nerone dopo il suo matricidio poteva del continuo anche nei maggiori delitti viver sicuro del comune applauso nel modo stesso che egli erasi reso capace di tutto. Infatti quando costui ebbe tolto la vita, e procurava eziandio di rapir l’onore alla sua sposa Ottavia, la quale era così innocente che nè per corruzioni, nè a forza di

  1. Tac. Ann. XIV. 13. „ Hinc superbus, ac publici servitii victor capitolium adiit, grates exsolvit eo.
  2. „ Neque tamen sceleris conscientiam, quamqnam et militum, et Senatus populique gratulationibus confirmaretur, aut statim aut unquam postea ferre potuit: saepe confessus, exagitari se materna specie, verberibus furiarum, ac taedis ardentibus. Svet. c. 34.