Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/114

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credere che questo abjetto, e infingardo animale stato fosse ad| un tempo così rapace, e sanguinario qual era infatti. Quando Vitellio arrivò sul camoo di battaglia presso Cremona, già ingombro di fetenti cadaveri, si espresse che un nemico ucciso, e molto più se questi era un cittadino, mandava un odore eccellente, ed un’altra volta fu udito gloriarsi di aver pasciuto gli occhi proprj sulli strazj dei moribondi nemici1.

Nelle frequenti rivoluzioni, che le Guardie del corpo, o gli eserciti, andavano suscitando, il Senato, ed il Popolo si mantenevano sempre uguali a se stessi. L’uno, e l’altro applaudivano, e adulavano qualunque Sovrano, che presentava loro la sorte, ed all’opposto lo maledicevano, e maltrattavano tostochè n’era oppresso2. Allorchè dapprima si vociferò che

  1. Tac. 39. Svet. c. 10. 14.
  2. Giovenale descrive con ugual eccellenza la servile rassegnazione dei Romani, e le altre cattive abitudini de’ suoi contemporanei Sat. X. v. 73.

                                                                             „ Sed quid
    Turba Romi? sequitur fortunam ut semper, etodit
         Danmatos.idem populus, si Nurtia Tusco
         Favisset, si oppressa foret secura senectus
         Principis, hac ipsa Sejanum diceret hora
         Augustum. Jam pridem, ex quo suffragia nulli
         Vendimus, effudit curas. Nam qui dabat olim
         Imperium, fasces, legiones, omnia nunc se
         Continet, atque duas tantum res anxius optat.
         Panem, et Circenses.