Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/136

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schini individui, che per l’innanzi figurato avevano sul Teatro, nel Circo, o sull’Arena, od eransi presso di lui fatto un merito col mezzo di certe visibili prerogative1. Egli vendeva, e regalava gl’impieghi più onorifici, e le Provincie ai più indegni giovanastri, ed era pure in pensiere di far occupar da ruffiani2 la prima, e più importante dignità di Roma, vale a dire la Prefettura della stessa Città. Ei dimandava spesso con impudente, e derisoria bizzarrìa ai più anziani, ed illustri soggetti se essi nella lor gioventù praticato avevano, e andassero tuttor praticando ciò, ch’esso faceva ed avrebbe fatto in appresso; e quando alcuno dei medesimi per la vergogna arrossiva, allora csclamava ridendo erubuit, salva res est. Certi Vecchj, ed anche quei medesimi, che spacciavansi per filosofi, si vestivano, ed adornavano sul gusto degli effeminati, e molli Romani, onde con un’artificiosa rassomiglianza di costumi acquistarsi la grazia, ed il favor del Monarca3. Eliogabalo desiderava di non aver figli affinchè per avventura non ne uscisse uno buono; e andava dicendo che qualora dotato ei fosse d’eredi, darebbe loro certi maestri capaci di rendergli perfettamente simili a Lui. Egli non voleva solamente come Nerone esser chiamato

  1. Lampr. c. 6.
  2. Ibid. c. 11, 12, 20.
  3. Ibid.