Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/147

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a segno tale che fu da lui ascritto ad una rara fortuna, o al frutto di una altrettanto non ordinaria premura di suo Padre1 se egli nella sua adolescenza, e gioventù non era stato così depravato, e corrotto come gli altri giovani Romani del suo tempo. Già sotto lo stesso Augusto tutte le orribili specie di raffinamenti, stimoli, ed eccessi dei brutali, e non naturali piaceri, scoperti, e insegnati dalla molle Asia, e dalla Grecia2, erano senza alcun rossore posti in opera al pari di quella innominabile specie di voluttà, di cui gli Uomini, e le Donne si rendevan colpevoli con impura bocca, e perfida lingua, e che dai Romani Scrittori vien indicata con una sorprendente ingenuità, e non di rado con una ancor più ributante facilità, e leggierezza3. Dopo che Tiberio ebbe raccolto

  1. Sat. I. 6.
  2. Veggasi particolarmente la descrizione, che Seneca Nat. quaest. I. 16. fa delle iniquità di Ostio, ricco, e vecchio voluttuoso.
  3. Veggasi parimenti Seneca nel luogo citato, „ Speculabatur illam libidinem oris sui, spectabat, sibi admissos pariter in omnia viros. Nonnunquam inter marem, et foeminam distriibutus, et toto corpore patientiae expositus spectabat nefanda. Quid? non putas eo habitu voluisse pingi,,? Veggasi inoltre quello, che Seneca Ep. 87. dice di Natale, uomo,, tam improbae linguae quam impurae etc.,, il quale divenne ricco col mezzo dell’arte sua. Anche più sorprendente di questo è ciò, che lo stesso Seneca racconta di uno