Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/220

Da Wikisource.
216

virtù, e meriti, ma piuttosto col mezzo di vizj, e di delitti, e cadevano quindi in potere di malvagi, e d’indegni soggetti, così non dee recar maraviglia se l’uso, che facevasi delle medesime, corrispondeva perfettamente all’iniquo modo, con cui se n’era ottenuto il possetto. Profondevasi in breve tempo ciò, che erosi in breve tempo accumulato, poichè al pari de’ grandi giuocatori si credeva che la fortuna continuato avrebbe ad assistere i suoi favoriti conforme fin allora avea fatto; e godevasi colla maggior sollecitudine, e più che si poteva di tutte le immaginabili specie di sollazzi, essendo iucerto fino a quando avrebbesi ancora avuto campo di seguitare a godere. La rovina, che tutto giorno accadeva, di potenti famiglie, e persone, e il continuo timore di ricevere consimili colpi dal Destino, o dai Tiranni, acceleravano, e moltiplicavano parimente l’uso di ogni sorta di sensual compiacenza per la ragione stessa che nel tempo di universali distruggitrici epidemie i sovrastanti pericoli di dover in breve cessar di esistere danno motivo ad ogni Crapulone, e Libertino d’immergersi a un tratto in qualsivoglia delizia della vita ad oggetto di rapire alla quà e là serpeggiante morte tutte quelle voluttà, che da essi peranche afferrar si possono.

Ogni volta che io considero gli spettacoli, e gli edifizj sorprendenti dati, e costruiti da Agrippa, e da altri privati; la vastità, e magnificenza dei palazzi, e delle ville dei Grandi; l’incredibile sontuosità, e moltitudiue dei loro mobili,