Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/219

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si precipitano nelle più grossolane compiacenze dei sensi, ed in queste, quantunque indarno, cercano soddisfazione, e compenso. L’eccessivo, e rovinoso sfarzo dei Romani corrispondeva così perfettamente agli altri lor vizj, come le loro immense ricchezze andavan d’accordo con la vastità, e colle inesauste risorse del loro Impero; pure i più ricchi trai medesimi non superarono tanto colle proprie dovizie i maggiori favoriti della fortuna dei moderni tempi, quauto pel modo con cui da loro se ne facevano acquisto, ed abuso. I Romani, al maggior segno encomiati, o diffamati a cagione delle loro ricchezze, non pervennero quasi mai ad acquistarle col mezzo di trascendenti, e straordinarj meriti, e prerogative, o per una non comune esperienza, e indefessa attività negli affari di Commercio, o con altri traffichi, ed imprese universalmente utili, ma bensì a forza di sollecite violenze, e rapine lor commesse nelle Provincie, o della folle, e non meritata liberalità di alcuni Sovrani, o in fine mediante le inique arti di Accusatore, d’Usarajo, e d’Uccellatore di testamenti, e di legati. In conseguenza presso che tutti quelli, i quali sotto i governi degli Imperatori notati vennero per le loro esuberanti ricchezze, non furono già grandi Artefici, Letterati, e Mercanti, o illustri Capitani, Ministri, e Oratori, ma perlopiù indegni Schiavi, e Liberti, o per l’addietro Favoriti d’un Nerone, e d’un Claudio, ovvero abbominevoli Eredipeti, Delatori, e Usuraj. Comecchè adunque le maggiori dovizie non solo si acquistavano senza talenti,