Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/250

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al sommo nell’udirli pronunziare qualche detto malizioso, e indecente, e gli baciamo ridendo per certe uscite, ed espressioni, che appena comportate sarebbero fra le Alessandrine facezie. Anche questo non dee recar maraviglia. Essi le imparano, e le odon da noi, e veggono i nostri concubini, e le nostre meretrici. I nostri banchetti risuonano di voluttuose canzoni, e diam loro motivo di osservar alcune cose anche più scandalose di quelle, chc ascoltano. Da ciò ne procedono abitudine, e carattere. Essi imparano in somma i nostri vizj prima di saper che sian tali, e portano quindi nelle pubbliche scuole tutti quei difetti, dei quali si suppone che abbiano già fatto acquisto nelle medesime.

La degenerazione della gioventù Romana, e segnatamente la sua poltronerìa per rapporto ad ogni buon’opera furono però, assai più che dall’avarizia, dalla negligenza, e dai cattivi esempj dei Genitori, favorite senza dubbio dal Dispotismo, sotto il quale le principali qualità, cognizioni, e virtù erano per lo meno inutili, o piuttosto pericolose; e questo deterioramento sempre crescente della Romana Gioventù fu nel modo il più visibile la conseguenza di quell’istesso orribile sistema di Governo, che trasse origine dalla perversa corruzion dei costumi. Plinio il giovine scrivendo ad un suo esperto amico una Lettera, nella quale gli chiede consiglio sopra un fatto importante accaduto in Senato, si fa egli medesimo un rimprovero rispetto alla propria ignoranza. Tu dirai, così