Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/251

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egli parla al suo amico, perchè m’interroghi tu circa a un affare, che tu stesso saper dovresti? — La schiavitù dei passati tempi, risponde Plinio, ha prodotta una piena dimenticanza di tutte le buone arti, e cognizioni egualmente che dei diritti, e dell’uso del Senato. Chi è così pazzo, il quale imparar voglia ciò ch’ei prevede di non poter giammai porre in pratica? mentre è noto che è difficile il tener a memoria quelle cose, di cui non si ha giammai occasione di far uso. Il ritorno della libertà ci ha quindi trovati così ignoranti, e inesperti che siamo costretti di far molti tentativi prima di sapere in qual modo propriamente incominciar ci convenga. Una volta si costumava che i Giovani non solamente cogli orecchi, ma anche cogli occhi imparassero dai più Vecchj ciò che dessi far dovevano in seguito, e come istruire la susseguente gioventù. I giovani erano prima obbligati a servire per qualche tempo onde avvezzarsi a obbedire, e coll’obbedienza rendersi capaci di giungere un giorno al grado di Comandanti. Dopo che essi fatte avevano le loro campagne, ritornavano in Città, accompagnavano i proprj Padri, o Congiunti in Senato, e udivano alla porta del medesimo le sue deliberazioni prima di poterne esser membri. Quivi trovava Ognuno nel proprio Padre, o in uno de’ più illustri, e vecchj Senatori il più sincero, e fedel maestro. Allora s’apprendeva soprattutto come esporre le cose, dir il proprio sentimento, quanta autorità accordar dovevasi ai primi Membri dei