Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/45

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medesimo non aveva che preso parte ai giuochi ordinati da Livia sua madre per celebrare la memoria di Augusto consorte di lei; che non facevasi alcun affronto alla Religione, e alla Divinità, vendendo unitamente alle case, e ai giardini la statua di Augusto con quelle degli altri Dei; e che finalmente lasciar dovevasi agli Dei stessi la cura di punire le offese, che loro vengon fatte cogli spergiuri.

I primi mal riusciti tentativi non spaventarono però i delatori poiché essi ben conoscevano che la loro condotta andava d’accordo coll’indole di Tiberio, e che presto o tardi potuto avrebbero a lor vantaggio trarre dalle di lui passioni una sorgente d’autorità e di ricchezza. In conseguenza poco dopo l’assoluzione dei due mentovati Cavalieri accusato venne Marcello, per l’addietro Pretore, e Comandante in Bitinia, dal proprio Questore Cepione Crispino, al quale serviva come di scorta e d’appoggio un certo Romano Ispone, per la ragione che egli pretendeva che il detto accusato fosse reo di lesa maestà. Quest’ultimo, dice Tacito1, scelse un tenor di vita, che ben presto la calamità dei tempi, e l’audacia degli uomini hanno reso pur troppo rinomato e comune; imperocché essendo egli povero ed ignoto, ma divorato da un’inquieta ambizione, procurò di rendersi potente ed illustre coll’insinuarsi per mezzo di

  1. Annal. I. 74.